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Visualizzazione dei post da gennaio 23, 2022

KAFANA 30 01 22: MEMORIA

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  Questa settimana a Kafana ci impegneremo soprattutto a coltivare la memoria, perchè "quello che non doveva mai più accadere" in Bosnia Erzegovina è accaduto, eccome. Buon ascolto.

GORAZDE: MEMORIE DI UN ASSEDIO

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 Questa settimana, ho preferito dedicare più attenzione alla memoria che all'attualità, non solo per onorare in qualche modo il 27 gennaio, ma anche perchè mai come in questo periodo la Bosnia Erzegovina (e l'Europa) hanno avuto bisogno di memoria. Tra rigurgiti nazionalisti e paralisi politica, la memoria di ciò che davvero è stato il conflitto degli anni Novanta si va pericolosamente perdendo. Proprio per questo, sono rimasto positivamente impressionato dal lungo racconto dedicato da Balkan Insight (portale sempre molto attento a tutto ciò che riguarda i crimini di guerra in Bosnia Erzegovina) all'assedio di Gorazde negli anni 1992-95. La cittadina sul fiume Drina, meno nota rispetto alla "gemella" Srebrenica, passò attraverso la medesima galleria degli orrori, assediata dai nazionalisti serbo-bosniaci per 3 lunghissimi anni. Fa accaponare la pelle il racconto del sindaco di quegli anni, Ismet Briga, che spiega come i combattimenti si intensificassero nei week e

IL CUORE E LA MEMORIA: RISCOPRIRE, OGGI, UN TESTO DI ABDULAH SIDRAN

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 Nel giorno della memoria, potremmo citare una moltitudine di testi sulla Shoah nei Balcani, sulla cancellazione della secolare presenza e cultura ebraica in quei luoghi. Quest'anno, tuttavia, ho scelto di richiamarvi alla memoria un testo teatrale di Abdulah Sidran, ambientato nella Zvornik del 1992, uno dei tanti luoghi bosniaci dove "ciò che non doveva mai più succedere" è successo, nella sostanziale indifferenza del resto del mondo. Il testo di A Zvornik ho lasciato il mio cuore , raccontò Abdulah Sidran, nasce da un episodio autobiografico: il 28 marzo 1992, l'autore tornava in corriera da Belgrado a Sarajevo e si fermò per una breve sosta a Zvornik, sulla sponda bosniaca della Drina. Il tempo di offrire un bicchiere al bar a due poliziotti (uno serbo, uno bosgnacco) e una tranquilla ripartenza per Sarajevo: due giorni dopo, a Zvornik inizia il massacro, con i musulmani bosniaci stanati anche nelle cantine e nelle fogne, gli stupri, gli incendi e i saccheggi. Era

IN BOSNIA 28 ANNI NON BASTANO PER AVERE GIUSTIZIA

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 Sempre molto attento alle questioni inerenti giustizia e diritti umani, il portale Balkan Insight pubblica un articolo ( qui leggibile per intero, in inglese ) su un crimine di guerra risalente a 28 anni fa, del quale 17 anni di indagini non sono venute a capo, in un rimbalzo di attribuzione di competenze e responsabilità che lascia senza parole.  Sei persone (tre poliziotti, un militare del quinto corpo d'armata bosniaco, due civili) rapiti vicino a Velika Kladusa, all'epoca effimera "capitale" della  Regione Autonoma della Bosnia Occidentale , i cui corpi vengono poi ritrovati oltre l'attuale confine croato, finiti con colpi d'arma da fuoco alla testa e con evidenti segni di torture. La responsabilità sembra da subito ricadere su tre membri della locale milizia (le "forze di difesa popolare") più una quarta persona mai precisamente identificata, ma nè le autorità di Bihac (oggi la zona fa parte del cantone Una-Sana, con capoluogo Bihac) nè quelle

MILANOVIC-DODIK: UN ASSE CONTRO LA BOSNIA ERZEGOVINA

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 Il portale di N1 pubblica oggi un articolo in inglese dal titolo : "Chi vota per sanzioni contro Dodik, è un traditore dei croati". Ve ne consiglio la lettura integrale ( articolo qui ), ma credo sia anche opportuno farne un breve commento esplicativo. Potrebbe infatti risultare poco comprensibile, per chi non conosca bene la politica dei Balcani occidentali, il motivo per il quale il presidente croato si premuri di difendere l'uomo forte di Banja Luka, membro serbo della presidenza tripartita bosniaca e sottoposto a sanzioni statunitensi per le sue velleità secessioniste. Milanovic, pur criticando le celebrazioni del 9 gennaio, afferma testualmente di considerare Dodik un interlocutore e di non ritenerlo un etno-nazionalista, nè uno sciovinista, nè un seminatore d'odio. La questione centrale per capire tutto questo risiede nella richiesta, portata avanti dall'HDZ (partito nazionalista croato) di un cambiamento della legge elettorale bosniaca, prima delle elezion

VESNA LJUBIC: IL TRIESTE FILM FESTIVAL OMAGGIA LA GRANDE REGISTA BOSNIACA

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 A Vesna Ljubic, vera e propria icona del cinema bosniaco, prima donna regista nella storia del suo Paese e autrice di Ecce Homo , essenza per immagini dell'assedio di Sarajevo, il Trieste Film Festival dedica una serie di proiezioni. L'evento è l'occasione per ricordare la carriera artistica e la strabordante vitalità della regista, scomparsa nell'aprile del 2021 all'età di 82 anni. Vi invito caldamente alla lettura di due articoli. Il primo, dal supplemento culturale del quatidiano il manifesto , ripercorre la carriera cinematografica di Vesna Ljubic, introducendoci alla sua poetica e visione del mondo e preparandoci alla visione della retrospettiva a lei dedicata ( qui l'articolo ) Il secondo articolo, da OBCT, è invece più intimo e personale: si tratta di un ricordo di Vesna Ljubic dell'attrice ed autrice teatrale Roberta Biagiarelli, personalità che non ha bisogno di presentazioni per chi ama la Bosnia Erzegovina, raccolto dalla giornalista Nicole Corri