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Visualizzazione dei post da febbraio 20, 2022

GUERRA IN UCRAINA: LA POSIZIONE UFFICIALE DELLA SERBIA

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 Venerdì sera, dopo molte ore di temporeggiamento ed incertezza, il presidente serbo Aleksandar Vucic si è finalmente presentato in conferenza stampa ed ha dettagliato la posizione ufficiale della Serbia riguardo all'invasione russa dell'Ucraina. Tale posizione è destinata ad avere riflessi molto importanti su tutti i Balcani occidentali: la Serbia è il Paese più vicino alla Russia dell'intera area, e a sua volta può influenzare fortemente la politica di Bosnia Erzegovina, Montenegro e Macedonia del Nord. Come era ampiamente prevedibile, Vucic non ha pronunciato una netta condanna dell'invasione russa e pur affermando di riconoscere e sostenere l'integrità territoriale dell'Ucraina, ha rifiutato di unirsi ai Paesi dell'Unione Europea (all'ingresso nella quale la Serbia è candidata) nel comminare sanzioni alla Russia: ciò, ha detto, sarebbe contrario agli interessi della Serbia. Vucic ha anche aggiunto di esser conscio che questa decisione non accontenter

GUERRA IN UCRAINA: C'È UN SECONDO FRONTE NEI BALCANI?

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Fin dal primo colpo sparato dai russi in Ucraina, la situazione interna nei Paesi dei Balcani occidentali si è incendiata, soprattutto in Bosnia Erzegovina e Serbia.  Per comprendere meglio l'intera questione, mi sembra davvero illuminante (e, purtroppo, per nulla tranquillizzante) la lettura di questa  lunga intervista a Sonja Biserko , fondatrice e presidente dell'Helsinki committee for human rights in Serbia. Va ricordato che la Serbia è il Paese balcanico considerato in assoluto più vicino, dal punto di vista geopolitico, alla Russia di Vladimir Putin, sebbene sia candidata all'ingresso nell'Unione Europea.  In attesa della visita, annunciata per il 28 febbraio, del segretario del consiglio di sicurezza russo Nikolai Patrushev a Belgrado, le parole di Biserko cercano di fare chiarezza sul ruolo della Serbia nella complessa vicenda russo-Ucraina. L'intervista è stata pubblicata dal portale Buka di Banja Luka e ripresa in Italia da OBCT. 

LA SECONDA GIORNATA DI GUERRA IN UCRAINA, VISSUTA DA SARAJEVO

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 La guerra in Ucraina, come prevedibile e come accaduto fin dalla prima ora, incendia ulteriormente il già pessimo clima politico della Bosnia Erzegovina. Mentre i cittadini di Sarajevo manifestano pieno supporto e vicinanza alla popolazione ucraina ( qui l'articolo di N1 e le foto ), la politica si divide e si manifestano anche preoccupanti forme di provocazione. Il membro bosgnacco della presidenza bosniaca, Dzaferovic, ha parlato di "giorni neri per l'Europa ed il mondo intero"; il leader dell'HDZ BIH (il partito nazionalista croato di Bosnia), Dragan Covic, ha genericamente fatto appello ad un immediata cessazione delle ostilità, ma quello che manca è una vera, inequivoca, condanna della Russia come invasore. Da parte serba, va anche molto peggio. Non solo non viene espressa una ferma condanna della Russia, ma Dusanka Majkic, una dei rappresentanti serbi alla camera dei popoli, ha addirittura usato la crisi in Ucraina per minacciare indirettamente il proprio P

UCRAINA: IL PRIMO GIORNO SOTTO ATTACCO, VISTO DALLA BOSNIA

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 La Bosnia Erzegovina, a causa della propria storia recente e della propria attuale situazione politica, è certamente uno dei Paesi europei che guardano con maggior preoccupazione alla guerra in Ucraina. Già dalle prime ore di ieri mattina, si registravano preoccupazione e solidarietà tra i cittadini di Sarajevo, che ai microfoni dei vari canali bosniaci si dicevano sgomenti e partecipi delle sofferenze dei cittadini ucraini, colpiti da una tragedia simile a quella del loro Paese 30 anni fa. In serata, poi, la storica biblioteca di Sarajevo (distrutta da un attentato incendiario nel 1992 e restaurata solo molti anni dopo la guerra)  è stata illuminata con i colori della bandiera ucraina . La classe politica bosniaca, tuttavia, non è per nulla unita nella condanna dell'invasione russa dell'Ucraina ed anzi neppure il governo riesce ad esprimere una posizione comune, col membro serbo della presidenza Milorad Dodik in una situazione molto scomoda, date le sue posizioni da sempre fo

UCRAINA SOTTO ATTACCO, VISTA DALLA BOSNIA ERZEGOVINA

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 L'Ucraina, dalle prime ore di questa mattina, è sotto attacco russo. Come in tutta Europa e in tutto il mondo, anche la solitamente provincialissima stampa bosniaca, ha focalizzato interamente la propria attenzione su questi eventi, vissuti con particolare preoccupazione data l'instabilità politica del Paese e l'influenza russa sulla sua entita' semi autonoma a maggioranza Serba (Republika Srpska).  Per seguire gli eventi dal punto di vista della stampa bosniaca, con un occhio però sempre attento anche alla loro percezione in Europa occidentale e Usa, vi rimando alla diretta di N1 BIH,  a questo link

UCRAINA: KOMSIC E DZAFEROVIC CONDANNANO L'INVASIONE RUSSA, DODIK FUORI DAL CORO

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  Com'era ampiamente prevedibile, purtroppo, i riflessi della situazione in Ucraina si percepiscono distintamente nella complicata politica bosniaca. Tutti i principali portali d'informazione bosniaci, infatti, danno ampio spazio alle differenti reazioni dei tre membri della presidenza tripartita del Paese (qui un  articolo in inglese da N1 ).  Mentre il croato Komsic e il bosgnacco Dzaferovic sono concordi in una condanna senza appello dell'invasione russa, il membro serbo, Dodik, esprime una ben più neutra "preoccupazione" per la situazione nel Donbass. Non si è dunque giunti, diversamente da quanto accadde nel 2014 con l'invasione della Crimea, ad una chiara ed inequivoca posizione della Bosnia Erzegovina come entità statuale. L'attuale scontro tra Russia ed Ucraina, è impossibile non notarlo, ricorda molto da vicino il conflitto bosniaco del 1992-95, con le "autoproclamate repubbliche" e le forze armate croate e serbe pronte a sostenerle per