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ROTTA BALCANICA: TRAGEDIA SUL FIUME DRINA, SONO ALMENO 10 I MIGRANTI ANNEGATI

 Nella quasi completa indifferenza dell'Europa, ai margini delle notizie considerate importanti perfino sulla stampa balcanica, la tragedia consumatasi la mattina del 22 agosto sul fiume Drina dovrebbe invece essere motivo di riflessione. Una barca carica di migranti si è rovesciata nelle acque del fiume che fa da confine naturale tra Serbia e Bosnia Erzegovina, provocando l'annegamento di almeno 10 persone (tanti sono i corpi finora recuperati, tra i quali un bambino di nove mesi). Delle 18 persone che sono riuscite ad arrivare vive a terra, 16  provengono dalla Siria e due dall'Egitto.  Conosco molto bene la zona in cui si è consumata questa tragedia, vicino alla cittadina di Zvornik, mi trovavo lì con la mia famiglia anche pochi giorni prima del 22 agosto. E' una zona stupenda dal punto di vista naturalistico e paesaggistico, dove la Drina scorre in tutto il suo splendore tra alte montagne e fitti boschi verdeggianti. Dal punto di vista umano e politico, tuttavia, è

SREBRENICA: 29 ANNI DOPO, IL RICORDO E’ VIVO

 Non so più dire quante volte ho scritto del genocidio di Srebrenica dell’11 luglio 1995. Impossibile per me essere neutro: troppi i ricordi, il dolore, gli amici…troppo tutto, quando devo parlare di Srebrenica. Tuttavia, sono ben consapevole che questa storia è ai più sconosciuta, quindi sento quasi il dovere di raccontarla ancora una volta e sento anche il dovere di usare parole semplici. Srebrenica, nord est della Bosnia, enclave bosgnacca in un territorio controllato dalla VRS, l’esercito serbo-bosniaco. Srebrenica, che si era riempita di profughi provenienti dai villaggi intorno: una prigione, una gabbia affollata, privata del cibo, dell’acqua, della dignità. Srebrenica, che l’ONU aveva dichiarato “area protetta”: non fu mai protetta da nessuno, non certo dai caschi blu che furono lesti a fuggire anche in quel 11 luglio.  Semplice da raccontare, lineare, quello che successe alla caduta dell’enclave di Srebrenica, dopo l’entrata in città del macellaio Ratko Mladic. E allora ve lo r

BOSNIA, PROVOCAZIONE SENZA PRECEDENTI: MILITARI SERBI MARCIANO A PRIJEDOR

 Mancano pochi giorni alla commemorazione del genocidio di Srebrenica e la Bosnia Erzegovina affronta una provocazione senza precedenti: militari serbi hanno marciato per le strade di Prijedor e Bratunac, luoghi simbolo dell'efferatezza della pulizia etnica da parte delle bande paramilitari negli anni Novanta. Quando i video della sfilata di Prijedor hanno iniziato a circolare, le reazioni di sorpresa e timore sono state immediate, ma soprattutto si è scatenata una caccia ai responsabili, dato che nessuna autorità bosniaca sembra voler ammettere di aver dato il permesso a militari stranieri di entrare sul territorio dello Stato. Le stesse autorità serbe ammettono di non aver "chiesto", ma di avere soltanto "informato" la Bosnia Erzegovina dell'entrata dei propri militari e dei loro scopi. In attesa che il quadro di questo grave episodio si chiarisca, tutti i dettagli finora disponibili si trovano in  questo articolo da N1 BIH  e in  questo articolo da Danas

BALCANI: RASSEGNA STAMPA 08/07/2024

Vi propongo oggi una serie di articoli non banali sull’area balcanica. Il ruolo di protagonista spetta alla Serbia, di cui si occupano quattro degli articoli selezionati. Il primo, da OBCT ( Link qui ) riassume motivazioni e conseguenze politiche dell’annullamento del festival Belgradese “Miredita,Dobar Dan”, che avrebbe voluto proporre iniziative culturali volte al dialogo e alla riconciliazione tra serbi e albanesi del Kosovo. Poi tre articoli da Balkan Insight, ancora sulla Serbia, dedicati ad informatica ed intelligenza artificiale. Dello scarso controllo esercitato sulla tecnologia fanno spesa in Serbia soprattutto le donne, vittime di molestie a causa di app in grado di trasformare normali foto in “undressed” (fake dove la vittima viene spogliata dall’intelligenza artificiale) che poi circolano libere in rete, senza che le autorità paiano preoccuparsene ( Link all’articolo ). Anche le ormai diffusissime app di appuntamenti possono diventare fonte di pericolo a causa della sempre

LA REPUBLIKA SRPSKA AVVIA LA “DISSOCIAZIONE PACIFICA”

 Viene chiamata “dissociazione pacifica”, utilizzando una formula che dovrebbe suonare forse tranquillizzante, ma ovviamente non lo è per nulla. In base agli accordi di Dayton, con cui terminò il conflitto bosniaco del 1992-95, e anche in base alla Costituzione del Paese, non esiste alcuna possibilità che le due entità di cui si compone la Bosnia Erzegovina (Federazione BIH e Republika Srpska) si separino dando vita a due Stati autonomi. Di fatto, a Banja Luka ( la capitale dell’entità serba di Bosnia) si è sempre parlato di secessione e di successiva unione alla Serbia. Erano parole spesso anche violente, minacciose, ma vuote: parole che rientravano nel gioco misero e pericoloso di una politica interamente in mano ai partiti etnico-nazionali. Oggi i toni sono in apparenza più soft: il leader dei serbo-bosniaci Milorad Dodik, ormai diventato impresentabile sulla scena europea ed occidentale, non si esprime con minacce verso la Federazione ma parla appunto della necessità di una separaz

SERBIA: È IN VIGORE L'ACCORDO DI LIBERO SCAMBIO CON LA CINA

È entrato in vigore l'accordo di libero scambio tra Serbia e Cina, caso non unico ma raro in Europa, dove fino ad oggi solo Svizzera e Georgia avevano accordi economici simili con Pechino. Un lungo articolo del quotidiano serbo Danas ( qui il link ) ne descrive dettagliatamente i termini.  La Serbia potrà esportare oltre ventimila prodotti verso la Cina: per circa un 60% di tali prodotti, tra cui frutta e verdura fresca, dal 1 luglio i dazi sono stati completamente eliminati; per altri, è prevista una eliminazione graduale in cinque o dieci anni. La Cina è oggi uno dei partner economici più importanti della Serbia e uno dei maggiori investitori nel Paese balcanico, sempre più in bilico anche dal punto di vista economico tra Europa ed Oriente.

SERBIA: ATTACCO ALL'AMBASCIATA ISRAELIANA A BELGRADO

Durante la mattina di sabato 29 giugno, la sede dell'ambasciata israeliana a Belgrado è stata oggetto di un attacco terroristico. Un uomo armato di balestra ha assalito una guardia di sicurezza dell'edificio (in quel momento vuoto) ferendola in modo grave.  L'assalitore è noto alle forze dell'ordine come estremista wahabita e proviene dalla regione serba del Sangiaccato, una zona particolarmente attenzionata per quel che riguarda il terrorismo di matrice islamica.  Milos Zujovic (questo il nome del terrorista), 25 anni, viveva a Novi Pazar (capoluogo del Sangiaccato serbo, città nettamente divisa tra le comunità serba e bosniaco-musulmana) ed era conosciuto col nome religioso di Salahudin. Il giovane è morto a causa delle ferite procurategli dalla stessa guardia di sicurezza che aveva attaccato e gravemente ferito. Secondo il quotidiano serbo Danas, è in corso una serie di controlli e perquisizioni nelle zone di Raska e Novi Pazar e il presidente Vucic avverte che non s