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KOSOVO: COSA STA SUCCEDENDO

È la solita stupida, noiosa, infinita storia: Kosovo. Chi da almeno trent'anni frequenta i Balcani Occidentali sa benissimo che non c'è nulla di più pericoloso, ma insieme eternamente uguale a sé stesso e noioso di una crisi serbo-kosovara. Adesso, a parere almeno della stampa italiana e di molta internazionale, sarebbe l'orso russo a soffiare sul fuoco: nulla di più scontato e probabile, nulla di più inutile da ricordare. Dei Balcani non interessa nulla a nessuno, cioè intendo ovviamente della popolazione dei Balcani non interessa nulla a nessuno: per l'Europa come per la Russia non sono che un povero cortile di casa dove scazzottarsi. Ecco che allora, se l'UE va verso la concessione dello status di candidato alla Bosnia Erzegovina (che non ha nemmeno lo status per considerarsi uno stato in generale, vista la sua problematica costituzione post Dayton) non c'è da meravigliarsi che lo zio Vladimir sparga disinformazione e scaldi gli animi di Lista Serba e dintorn

KOSOVO: I SERBI ABBANDONANO LE ISTITUZIONI LOCALI

I leader di LISTA SERBA, la principale forza politica serba nel nord del Kosovo, hanno invitato tutti i rappresentanti serbi ad uscire dalla polizia, dalle istituzioni politiche e da quelle giudiziarie del Paese. All'invito, formulato sabato 5 novembre dal leader della formazione politica (e ministro del governo kosovaro) Goran Rakic, sono immediatamente seguiti i fatti, in una prova di forza inedita, appoggiata dal presidente serbo Aleksandar Vucic e dal neo-insediato terzo governo Brnabic. La decisione di LISTA SERBA sarebbe motivata sia dall'ennesimo capitolo della "guerra delle targhe" (non ne posso più di parlarne, ma è tutto ben riassunto  in questo ottimo articolo da East Journal ), sia dalla protesta contro la sempre rinviata e mai attuata costituzione della "Associazione dei comuni a maggioranza serba del nord Kosovo", prevista fin dagli accordi di Bruxelles del 2013.  Nella vicenda serbo-kosovara, infinita come infinite sono un sacco di questioni n

UFFICIALE: DODIK PRESIDENTE DELLA REPUBLIKA SRPSKA

La lunga attesa post elettorale, dovuta al riconteggio dei voti, è finita: la CEC (commissione elettorale centrale) ha certificato la vittoria di Milorad Dodik per la carica di presidente della RS. Ricordiamo che la sera del 2 ottobre a dichiarare vittoria era stata la candidata di opposizione, Jelena Trivic, mentre il mattino successivo lo aveva fatto Dodik. Da lì, si è passati alle manifestazioni di piazza e alla richiesta (accolta) di un riconteggio delle schede da parte della CEC. Non si può certo dire che tale operazione di riconteggio si sia svolta in un clima sereno, date le minacce ricevute da alcuni membri (in particolare Vanja Bjelica Prutina, che aveva dichiarato di non sentirsi più sicura in RS) e i discorsi incendiari di Dodik, che al raduno del "suo" popolo aveva minacciato di portare la protesta a Sarajevo. Subito dopo l'elezione ufficiale, Dodik ha cambiato completamente registro, inviando un messaggio conciliante a politici ed elettori della RS ( qui l

AIDA BEGIC TRIONFA AL TUZLA FILM FESTIVAL

Una delle più importanti registe bosniache,  Aida Begic  ha vinto  l'undicesima edizione del Tuzla Film Festival col suo Balada , una commedia romantica ispirata ad una popolare ballata folk slava. Si tratta di una pellicola forse poco adatta al mercato internazionale per una serie di riferimenti che potrebbero sfuggire al pubblico straniero, ma in generale ben accolta dalla critica (qui  una recensione in italiano ).  In passato Aida Begic si era sempre dedicata a tematiche di forte impronta sociale: qui in Italia è conosciuta per il suo Djeca (uscito col titolo Buon anno Sarajevo ), dedicato ai traumi del lunghissimo dopoguerra sarajevese, ma credo che la sua opera più intensa (purtroppo non disponibile in italiano) sia il magnifico Snijeg (Neve): storia di un piccolo villaggio sperduto tra i monti bosniaci, dove la guerra ha lasciato soltanto donne. Insieme a Jasmila Zbanic, Aida Begic rappresenta probabilmente il meglio del "nuovo" cinema bosniaco, quello del dopogue

A BANJA LUKA IN PIAZZA IL POPOLO DI DODIK

In questo lungo e confuso processo post-elettorale bosniaco, le manifestazioni di piazza hanno ormai un carattere quotidiano . Se lunedì avevamo guardato con interesse al raduno di Sarajevo, oggi ci dobbiamo spostare a Banja Luka, dove questa volta a scendere in piazza è stato il popolo del SNSD di Milorad Dodik.  In RS, lo ricordiamo, non è stata ancora attribuita la carica di presidente ed è in corso un riconteggio dei voti, chiesto dalla candidata di opposizione Trivic, i cui sostenitori sono già più volte scesi in piazza. Proprio questo riconteggio e la CEC (commissione elettorale centrale) sono i bersagli di Dodik e degli altri oratori dal palco, tra i quali il regista Emir Kusturica. Dodik ha anche minacciato di portare i manifestanti davanti alla sede della CEC a Sarajevo. Difficile, come sempre, valutare il numero dei partecipanti:  qui la cronaca e le immagini di N1 . Anche Oslobodjenje ha ovviamente seguito l'evento,  qui l'articolo .

PROTESTA DAVANTI ALLA SEDE DELL'OHR A SARAJEVO: ALTA L'ADESIONE

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Questa sera a partire dalle ore 17 si è svolta a Sarajevo l'annunciata manifestazione di protesta contro le modifiche alla legge elettorale introdotte unilateralmente dall'Alto Rappresentate Christian Schmidt. Della questione ci siamo già occupati sul blog e segnaliamo anche  questo articolo in italiano  dal Fatto Quotidiano. In sostanza queste modifiche favorirebbero, secondo gli organizzatori della manifestazione, una ulteriore deriva etnico-nazionale e si porrebbero in netto contrasto con l'obiettivo di "normalizzare" la Bosnia Erzegovina. Si tratta di qualcosa di nuovo e inedito sulla scena bosniaca , dato che dal dopoguerra ad oggi non erano mai stati i cittadini, la società civile, a porsi in contrasto con l'OHR, ma piuttosto proprio i partiti nazionalisti. Lo spirito di questa manifestazione ricorda quello della stagione della "rivolta bosniaca" del 2014 e del successivo esperimento dei plenum , poi naufragata e dimenticata. Tutto sembra esser

LA REPUBLIKA SRPSKA DI BORIS MALAGURSKI: UN DONBASS 2.0?

Dopo esser stata proiettata in anteprima a Banja Luka la sera prima delle elezioni del 2 ottobre, la controversa pellicola del regista serbo-canadese Boris Malagurski , Republika Srpska: the struggle for freedom , esce dai confini bosniaci e provoca numerose polemiche. Il film, che pare sia stato anche finanziato per circa 15mila euro dal Comune di Banja Luka, racconta la storia della Republika Srpska (l'entità serba di Bosnia) ed è stato duramente condannato dalle associazioni delle madri delle vittime del genocidio di Srebrenica, nonchè dalle famiglie delle vittime di guerra. Il motivo delle critiche risiede appunto nel fatto che il film negherebbe il genocidio di Srebrenica, sposando quindi in pieno le posizioni dei nazionalisti serbi. Non appena sono iniziate proiezioni della pellicola fuori dalla Bosnia Erzegovina, numerose comunità islamiche di bosniaci in Europa hanno messo in atto dure proteste. In un durissimo comunicato, l'associazione culturale bosniaca in Svizzera