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Visualizzazione dei post da aprile 17, 2022

CONTRO LA GUERRA, IN PIAZZA LA BELGRADO PROGRESSISTA

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 Nel centro di Belgrado, si è tenuta oggi una manifestazione per la pace. Nell'imminenza della Pasqua ortodossa, un gruppo di cittadini russi, bielorussi, ucraini e serbi hanno provato a spezzare la retorica filorussa della Serbia. Dalla centralissima piazza della Repubblica, i manifestanti hanno sfilato verso il monumento a Milica Rakic, giovane vittima dei bombardamenti NATO sulla Jugoslavia del 1999, per sottolineare come siano spesso i ragazzi e i bambini a pagare il prezzo più alto per la guerra. Fonte:  N1 BIH

IL RITORNO DEI TURISTI A DUBROVNIK: GIOIE O DOLORI?

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Dopo gli anni duri della pandemia, a partire dal weekend pasquale Dubrovnik ha ricominciato a popolarsi di turisti stranieri: si rianimano le rotte aeree, tornano le navi da crociera, il magnifico centro storico brulica come un formicaio. Gioie o dolori?  La ripartenza del turismo non può che essere una buona notizia dal punto di vista economico, ma come sempre andrebbe ricercato un equilibrio. Andando a ritroso di pochi anni, infatti, troviamo questo interessante articolo da Balkan Insight ( qui la versione italiana da OBCT ) che descrive la preoccupante situazione della perla dell'Adriatico nel 2018, con i pochissimi residenti rimasti in centro storico esasperati dal turismo di massa, che sembrava ridurre Dubrovnik a un bellissimo guscio vuoto, senza più la propria anima ed identità.  Buona lettura!

IL TESSUTO CONNETTIVO DELLA BOSNIA

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 Mentre Stati Uniti e Germania condannano fermamente i cori con cui, a Banja Luka, si è augurata la morte all'alto rappresentante in Bosnia Erzegovina, Christian Schmidt, fa subito la sua (misera) parte anche il leader di SDA (il partito di maggioranza tra i bosgnacchi).  Izetbegovic ha dichiarato che il tessuto connettivo della Bosnia Erzegovina sono i bosgnacchi, a loro volta uniti dalla religione islamica: si sentirà tranquillo, dice, finché le moschee saranno piene di giovani. Immediata la reazione dell'ambasciata statunitense, secondo cui il tessuto connettivo della Bosnia Erzegovina sono tutti i suoi abitanti: serbi, croati, bosgnacchi e tutti gli altri cittadini.  Perché una simile dichiarazione la debba rilasciare l'ambasciata statunitense e non un qualche illuminato politico bosniaco non è dato sapere...ma non posso che ritenerla pienamente condivisibile.  Fonti:  N1 BIH  ,  BUKA

KOSOVO HORROR: ESCE IN ITALIA "DARKLING"

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 Il 21 aprile è uscito nelle sale italiane Darkling , del regista serbo Dusan Milic, vincitore del premio del pubblico al Trieste Film Festival 2022. Si tratta di un horror, dal valore tuttavia scopertamente metaforico, risultato di una co-produzione serba, danese, bulgara, greca ed italiana. La storia è molto semplice: una famiglia vive in una foresta del Kosovo e nottetempo, nel momento dunque in cui si è e ci si percepisce come più indifesi, viene tormentata da una invisibile forza maligna.  Lo scenario è quello del Kosovo immediatamente post-bellico, infatti nella pellicola compaiono vari militari stranieri (tra i quali anche una pattuglia italiana). Attraverso la metafora di una forza maligna terribile, ma sempre fisicamente assente, Milic ha potuto raccontare tutte le sensazioni di chi ha vissuto gli anni del conflitto serbo-kosovaro, senza tuttavia schierarsi o prendere parti politiche.  In definitiva, una pellicola piacevole (per gli amanti dell'horror) e una interessante i

MIGRANTI IN BOSNIA: LE FERITE DEL CORPO E DELL'ANIMA

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 Giacciono dimenticati alle porte dell'Europa, feriti, traumatizzati, non di rado cadaveri nei boschi innevati. Qualcuno ha tentato decine di volte il "game", la drammatica roulette russa dell'attraversamento illegale dei confini. Sono per la stragrande maggioranza giovani maschi, in prevalenza afghani, che hanno sulle spalle anche il peso di una famiglia lasciata in patria, appesa alla speranza delle loro future rimesse.  In un lungo e dettagliato articolo per Melting Pot Europa, Rossella Marvulli ricostruisce l'operato di Medical Volunteers International nel nord ovest della Bosnia Erzegovina. Ne esce un quadro drammatico e vergognoso: le ferite, le malattie respiratorie e della pelle, l'abuso di psicofarmaci sembrano essere la norma nella disperata esistenza di queste persone, volutamente dimenticate ai margini dell'Europa che in questi giorni si autocelebra come accogliente.  Qui l'articolo  da leggere assolutamente 

BOSNIA: L'INCOGNITA DELLE SANZIONI

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 Per provare a fare il punto sulle sanzioni statunitensi e britanniche contro Milorad Dodik e diversi altri personaggi più o meno noti in Bosnia Erzegovina e in altri Paesi dell'area, vi segnalo  questo articolo in italiano  da East Journal, di Pietro Aleotti.  Il tema è sempre e ovviamente lo stesso: saranno utili, queste sanzioni, o finiranno per creare un effetto boomerang che, attraverso la retorica dell'accerchiamento, legittimerà ulteriormente questi pessimi personaggi agli occhi dei cittadini?

AIR SERBIA: I CONTINUI ALLARMI BOMBA DIVENTANO UN CASO POLITICO

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 Il presidente serbo, Aleksandar Vucic, ha dichiarato in un'intervista a Pink Tv che Air Serbia continuerà a volare verso Mosca e San Pietroburgo, anche se commercialmente ormai queste rotte sono in perdita, a causa dei continui falsi allarmi bomba, che provocano quotidiani ritardi e inversioni di rotta per controlli. Quando, a inizio marzo, la Serbia è rimasto praticamente l'unico Paese europeo a proseguire i collegamenti aerei con la Russia, le richieste erano aumentate, ma ora quelle rotte sono sempre più evitate dai passeggeri. Sempre nel corso della stessa intervista, Vucic ha accusato l'Ucraina e un non meglio precisato Paese dell'Unione Europea di esser responsabili dei falsi allarmi bomba. L'Ucraina ha però smentito categoricamente, attraverso il ministero degli affari esteri, di aver a che fare con questi episodi e ha invitato ancora una volta la Serbia ad approvare le sanzioni europee contro la Russia. FONTI:  N1 BIH ;  Bloomberg

KOSOVO: SI MOLTIPLICANO GLI ATTACCHI ALLA POLIZIA DI FRONTIERA

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 Come sempre, immancabilmente accade appena la situazione interna della Serbia e quella internazionale si complicano, la tensione nell'area balcanica occidentale sale soprattutto in Kosovo. I media della regione, ma anche il portale Balkan Insight, portano all'attenzione dei lettori la strana e pericolosa escalation di violenza contro la polizia di frontiera kosovara, con cinque attacchi negli ultimi quattro giorni. Non si tratta di incidenti di poco conto: per il momento nessun poliziotto ci ha rimesso la vita, ma gli attacchi sono stati condotti non solo con lanci di pietre e sabotaggi stradali per mettere fuori uso le auto forandone le gomme, si è anche sparato con AK-47 e almeno in un caso è stata usata una bomba a mano. L'ultima "imboscata" è stata tesa nella notte tra venerdì e sabato, intorno alle 3,10 del mattino, ad un'auto impegnata in attività di prevenzione del contrabbando, lungo una strada ufficialmente chiusa al transito non lontano dal valico d