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Visualizzazione dei post da settembre 18, 2022

TRA ALBANIA E IRAN È SCONTRO APERTO: INTERROTTE LE RELAZIONI DIPLOMATICHE

Tutto era iniziato in luglio, con uno dei tanti cyberattacchi che hanno caratterizzato questa estate nei Balcani, inizialmente addebitato ai soliti russi. Ma poi, col passare delle settimane, è diventato chiaro aldilà di ogni ragionevole dubbio che le responsabilità non erano da ricercare a Mosca, ma a Teheran. Per capire cosa abbia portato il premier albanese Edi Rama, lo scorso 7 settembre, a cacciare dal proprio Paese tutti i diplomatici iraniani (con tanto di squadre speciali antiterrorismo viste in azione presso l'ambasciata, da cui fuoriusciva fumo al momento della perquisizione) è necessario ricordare il ruolo del Paese delle aquile nella complicata partita a scacchi tra Iran e USA.  Ormai dal 2013, l'Albania ospita sul proprio territorio circa 3500 combattenti del MEK in esilio, nell'ambito di un programma di "ricollocamento" gestito da Washington. Il MEK è un gruppo di ispirazione marxista e sciita ostile all'attuale regime di Teheran, che dal 2012 in

RUSSIA-BOSNIA: TUTTO FUORCHE' SPORT

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Lo sport non c'entra nulla, nella discussa decisione della federcalcio bosniaca di accettare la richiesta russa di giocare a San Pietroburgo un'amichevole tra le due nazionali, la prima che vedrebbe partecipe la Russia dopo l'invasione dell'Ucraina del 24 febbraio. Usare il condizionale è d'obbligo, perchè la data fissata è molto lontana (19 novembre) e non è affatto detto che questa partita si giocherà sul serio. Intanto, però, si è scatenato il caos. Diversi giocatori della nazionale bosniaca, primo fra tutti l'uomo simbolo  Miralem Pjanic , hanno espresso la loro netta contrarietà e sembrano intenzionati a non scendere in campo. Un articolo di ieri,  pubblicato sul portale East Journal , ha poi rivelato alcuni interessanti retroscena, che inseriscono tutta la vicenda nel torbido quadro della campagna elettorale bosniaca. Guarda caso, il presidente della federcalcio bosniaca è in questo momento Zeljkovic, in passato presidente della federcalcio dell'entità

BOSNIA: MISERIE PRE ELETTORALI, TRA GASDOTTI E ATTACCHI HACKER

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La miserevole campagna elettorale bosniaca prosegue all'insegna del grottesco, in un Paese sempre in bilico tra tragedia e farsa, ormai in balia della politica internazionale, alla quale i suoi rappresentanti sembrano guardare assai più che alla propria popolazione. Il tema della giornata di ieri è stata la costruzione di un gasdotto russo verso Banja Luka e la costruzione, attraverso Gazprom, di due centrali elettriche nella RS (entità serba della Bosnia Erzegovina). Il membro serbo della presidenza tripartita bosniaca, Milorad Dodik, era ieri in visita a Mosca e ha ribadito l'importanza del progetto e degli stretti legami tra Russia e Republika Srpska. Dodik ha poi specificato che gli altri due membri della presidenza tripartita (quello bosgnacco e quello croato) rifiutano di porre all'ordine del giorno il progetto , cosa che provocherà il suo veto su qualsiasi altro progetto in Bosnia Erzegovina. Mentre i cittadini bosniaci seguono la campagna elettorale in diretta da M

SRPSKI BLOK: UN NUOVO PARTITO PER LA SERBIA SENZA GOVERNO

La Serbia, dove si è votato in aprile, non ha ancora un governo e non è detto che il presidente Vucic e la premier Ana Brnabic riescano a formarlo nemmeno entro fine settembre. In compenso, Vucic ha dichiarato a fine agosto che al Paese serve un "blocco serbo" (Srpski Blok) che agisca per la difesa degli interessi del popolo serbo. Un partito nuovo? Una coalizione? Non è ancora dato, esattamente, saperlo. Una delle prime analisi della natura di questo Srpski Blok si poteva rintracciare sul quotidiano progressista serbo  Danas già il 31 agosto scorso ( qui l'articolo ). La Serbia si trova oggi in una posizione debole e complicata, stretta tra gli storici legami culturali, politici ed economici con la Russia e le aspirazioni europee. Nei mesi trascorsi senza governo, a Belgrado non si sono certamente annoiati: la primavera degli allarmi bomba continui (sui voli per la Russia, nelle scuole e negli uffici pubblici soprattutto) è sfumata nell'estate della tensione in Kosov