TRA ALBANIA E IRAN È SCONTRO APERTO: INTERROTTE LE RELAZIONI DIPLOMATICHE

Tutto era iniziato in luglio, con uno dei tanti cyberattacchi che hanno caratterizzato questa estate nei Balcani, inizialmente addebitato ai soliti russi. Ma poi, col passare delle settimane, è diventato chiaro aldilà di ogni ragionevole dubbio che le responsabilità non erano da ricercare a Mosca, ma a Teheran.

Per capire cosa abbia portato il premier albanese Edi Rama, lo scorso 7 settembre, a cacciare dal proprio Paese tutti i diplomatici iraniani (con tanto di squadre speciali antiterrorismo viste in azione presso l'ambasciata, da cui fuoriusciva fumo al momento della perquisizione) è necessario ricordare il ruolo del Paese delle aquile nella complicata partita a scacchi tra Iran e USA. 

Ormai dal 2013, l'Albania ospita sul proprio territorio circa 3500 combattenti del MEK in esilio, nell'ambito di un programma di "ricollocamento" gestito da Washington. Il MEK è un gruppo di ispirazione marxista e sciita ostile all'attuale regime di Teheran, che dal 2012 in avanti gli USA hanno rimosso dalla lista dei gruppi terroristici, promuovendone anzi il sostegno e "collocandone" appunto migliaia di affiliati in Albania, dove oggi in pratica hanno una cittadina tutta per loro. Questo ha determinato un clima di continua tensione, negli anni, tra il piccolo Paese balcanico (alleato di ferro degli USA) e l'Iran, con vari episodi di espulsione di diplomatici iraniani, fino al clamoroso epilogo del 7 settembre.

Sulla vicenda segnalo due interessanti e ricchi approfondimenti,  da East Journal e da il manifesto.

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