RUSSIA-BOSNIA: TUTTO FUORCHE' SPORT

Lo sport non c'entra nulla, nella discussa decisione della federcalcio bosniaca di accettare la richiesta russa di giocare a San Pietroburgo un'amichevole tra le due nazionali, la prima che vedrebbe partecipe la Russia dopo l'invasione dell'Ucraina del 24 febbraio. Usare il condizionale è d'obbligo, perchè la data fissata è molto lontana (19 novembre) e non è affatto detto che questa partita si giocherà sul serio.

Intanto, però, si è scatenato il caos. Diversi giocatori della nazionale bosniaca, primo fra tutti l'uomo simbolo Miralem Pjanic, hanno espresso la loro netta contrarietà e sembrano intenzionati a non scendere in campo. Un articolo di ieri, pubblicato sul portale East Journal, ha poi rivelato alcuni interessanti retroscena, che inseriscono tutta la vicenda nel torbido quadro della campagna elettorale bosniaca. Guarda caso, il presidente della federcalcio bosniaca è in questo momento Zeljkovic, in passato presidente della federcalcio dell'entità Republika Srpska e nipote del membro serbo della presidenza bosniaca, Milorad Dodik (che appena due giorni fa veniva ricevuto da Putin a Mosca e dissertava di gasdotti russi verso Banja Luka). Difficile credere che non sia stato lui il principale "sponsor" di un evento che ora però rischia di sfuggire di mano, di fronte alle reazioni indignate di alcuni giocatori e di molti tifosi. 

Scontata la dura condanna dell'evento da parte della federcalcio ucraina, che ha inviato a quella bosniaca una lettera di rimostranze e di invito all'annullamento.



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