UCRAINA: IL PRIMO GIORNO SOTTO ATTACCO, VISTO DALLA BOSNIA

 La Bosnia Erzegovina, a causa della propria storia recente e della propria attuale situazione politica, è certamente uno dei Paesi europei che guardano con maggior preoccupazione alla guerra in Ucraina. Già dalle prime ore di ieri mattina, si registravano preoccupazione e solidarietà tra i cittadini di Sarajevo, che ai microfoni dei vari canali bosniaci si dicevano sgomenti e partecipi delle sofferenze dei cittadini ucraini, colpiti da una tragedia simile a quella del loro Paese 30 anni fa. In serata, poi, la storica biblioteca di Sarajevo (distrutta da un attentato incendiario nel 1992 e restaurata solo molti anni dopo la guerra) è stata illuminata con i colori della bandiera ucraina.

La classe politica bosniaca, tuttavia, non è per nulla unita nella condanna dell'invasione russa dell'Ucraina ed anzi neppure il governo riesce ad esprimere una posizione comune, col membro serbo della presidenza Milorad Dodik in una situazione molto scomoda, date le sue posizioni da sempre fortemente filorusse. Sia Dodik che il croato Dragan Covic (HDZ BIH) mantengono un prudente (e criticatissimo a livello europeo) atteggiamento di "equidistanza": condannano la guerra, chiedono un immediato cessate il fuoco, ma non condannano apertamente ed univocamente la Russia (qui l'articolo di N1 BIH sul contestato tweet di Dragan Covic).

Mentre il Paese si mostra preoccupato e diviso, la prima immediata conseguenza della difficile situazione internazionale è la decisione di EUFOR, comunicata già ieri, di aumentare di 500 unità il proprio contingente, attualmente composto di 600 militari. Tale decisione riflette la volontà di dare supporto al mantenimento della pace e dell'ordine pubblico nel Paese, evidentemente ritenuto a maggior rischio col complicarsi dello scenario internazionale.


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