SERBIA-UNGHERIA: SI RAFFORZA L'INTESA SU MIGRANTI E PETROLIO

Tra la Serbia di Vucic e l'Ungheria di Orban l'intesa sembra perfetta su due questioni di primaria importanza: migranti e petrolio. Entrambi questi punti mettono a nudo, oltre alle tendenze autoritarie dei due Paesi, macroscopici limiti e falle nella politica dell'Unione Europea.

Iniziamo dalla questione petrolio. Con l'entrata in vigore delle nuove sanzioni alla Russia, la Serbia non potrà probabilmente più attingere al petrolio russo attraverso la Croazia (della questione ci siamo già occupati qui sul Blog). Belgrado ha dunque deciso di guardare verso Budapest, dove l'amico Orban non negherà la propria collaborazione: i due presidenti progettano la costruzione di un oleodotto (e in futuro probabilmente anche un gasdotto) che colleghi i rispettivi Paesi, allacciandosi al cosiddetto "oleodotto dell'Amicizia". La parte paradossale di questa vicenda risiede nel fatto che l'Ungheria, pur essendo un Paese membro della UE, ha ottenuto l'esenzione temporanea dall'embargo al petrolio russo ed ora utilizzerà questo "privilegio" per soccorrere un Paese che della UE non fa parte e che alle sanzioni verso la Russia non ha aderito per nulla. Naturalmente i tempi potrebbero essere lunghi e le incognite tantissime, ma politicamente il segnale non è dei migliori.

Sulla pelle dei migranti si consuma invece l'accordo raggiunto da Vienna, Budapest e Belgrado per la riduzione dei flussi sulla cosiddetta "rotta balcanica". I tre Paesi metteranno in atto misure coordinate per rafforzare i controlli di frontiera e la Serbia dichiara la propria intenzione di uniformare la politica dei visti a quella UE, rendendo così impossibile per i migranti usare il suo territorio come Paese di arrivo per tentare poi un ingresso illegale nell'Unione Europea. Il presidente Vucic non ha chiarito, tuttavia, se questa ipotetica politica dei visti riguarderà anche i cittadini russi e ucraini (dall'inizio del conflitto, tra profughi ucraini e russi in fuga dalla leva, la Serbia ha visto l'arrivo di circa 17mila persone). In compenso, gli effetti della nuova politica migratoria non hanno tardato a farsi sentire: giovedì 6 ottobre la polizia serba è entrata nel campo di Srpski Krstur, arrestando oltre 200 migranti.

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