REPUBLIKA SRPSKA: UN TERZO DEI LAVORATORI ASSUME TRANQUILLANTI

 Non molto tempo fa, avevamo ripreso un articolo del sarajevese Oslobodjenje sulle proteste che, nel 2021, hanno scosso la Bosnia Erzegovina, scoprendo che per la maggior parte dei cittadini bosniaci non sono certo le questioni etnico nazionali ad esser importanti, ma piuttosto quelle riguardanti la salute ed il lavoro.

La conferma di questo, arriva anche da un articolo che riprendiamo oggi dal portale Buka di Banja Luka. Pare che nell'entità a maggioranza serba della Bosnia Erzegovina (citata spesso dalla stampa internazionale unicamente per le minacce secessioniste), un terzo dei lavoratori faccia uso di tranquillanti. Alle quotidiane e numerose violazioni dei diritti dei lavoratori, dal 2020 si sono aggiunte numerose controversie seguite ai licenziamenti, a loro volta causati dalla crisi pandemica: mancato pagamento di stipendi arretrati, difficoltà nell'ottenere il TRF ecc...

Ora secondo Ranka Misic, presidente della Federazione dei sindacati della RS, si sono fatti importanti passi avanti, restituendo centralità ai contratti collettivi, come unico strumento per determinare la retribuzione e come riferimento per la risoluzione di controversie sul posto di lavoro.

Tutto ciò conferma, qualora ce ne fosse bisogno, quanto poco importi ai cittadini bosniaci (serbi, croati, bosgnacchi o altro che siano) di minacce e rivendicazioni nazionaliste e quanto invece del proprio reddito e salute. Vedremo se mai la classe politica di Sarajevo, Mostar, Banja Luka ne prenderà coscienza...

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