2021: UN ANNO DI PROTESTE IN BOSNIA ERZEGOVINA
Il portale del quotidiano sarajevese Oslobodjenje, dedica un interessante articolo alle molte proteste che hanno caratterizzato il 2021 in Bosnia Erzegovina. Riassumere il contenuto di tale articolo mi pare molto utile, dato che la stampa italiana tende a raccontare la Bosnia soltanto attraverso le minacce reciproche dei politici. E' del tutto evidente, e certamente non da quest'anno, che i partiti politici in Bosnia (gli stessi, sostanzialmente, da 30 anni a questa parte) non hanno alcun legame con la società civile, interessata a questioni diverse e ben più sostanziali delle solite rivendicazioni etnico-nazionali.
Ecco allora che il 2021 si era aperto con i cittadini bosniaci in piazza per chiedere conto al governo del tempo perso nel contrasto alla pandemia da covid-19, in un Paese in cronica mancanza di respiratori e dispositivi di sicurezza, con una campagna vaccinale ancora tutta da organizzare. Gli operatori sanitari del cantone HNK (quello di Mostar), in particolare, hanno portato avanti una dura lotta per il rinnovo del contratto di categoria e le loro richieste sono state infine accolte dal governo del cantone.
A partire dalla data simbolica del primo maggio, festa dei lavoratori, hanno iniziato a scendere in piazza i minatori: condannati ad uno dei lavori più duri e malsani che esistano, minacciati dalla prospettiva di una riconversione energetica ancora tutta da pensare ed organizzare, sono stati i veri protagonisti del 2021 bosniaco. Anche sul blog ci siamo occupati, nel post Tuzla senza respiro dell'argomento, con riferimento soprattutto alle miniere di carbone e alla centrale elettrica a carbone di Tuzla.
La lotta dei minatori ha poi portato in piazza le organizzazioni sindacali con ulteriori e più generali richieste, prima di tutto salario minimo di mille marchi bosniaci e una legge sulla sicurezza nei luoghi di lavoro.
L'autunno del 2021, infine, ha visto riaccendersi le proteste dell'opposizione e della società civile anche a Banja Luka, capoluogo della Republika Srpska, dove si chiede di processare i responsabili di vari scandali legati a respiratori, ossigeno, mascherine. L'opposizione, in RS, chiede anche un'informazione più libera. Federazione e Repubblika Srpska poi, sono sempre unite nel chiedere giustizia per diversi casi di omicidio irrisolti, spesso attribuiti alle forze di polizia (attorno ad alcuni di questi casi irrisolti, come quello del giovane serbo David Dragicevic e del giovane bosgnacco Dzenan Memic, sono nati in questi anni veri e propri movimimenti per i diritti civili).
In definitiva, la Bosnia Erzegovina raccontata da Oslobodjenje è lontanissima da quella della stampa internazionale: nessuna delle proteste di piazza della società civile ha riguardato rivendicazioni etnico-nazionali ed anzi le richieste di migliori condizioni di vita e lavoro, la lotta alla corruzione, al clientelismo, al malaffare, sembra accomunare i cittadini bosniaco-erzegovesi da Mostar a Sarajevo, da Tuzla a Banja Luka.
E' questa la Bosnia Erzegovina che la comunità internazionale dovrebbe conoscere e sostenere.
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