ROTTA BALCANICA: TRAGEDIA SUL FIUME DRINA, SONO ALMENO 10 I MIGRANTI ANNEGATI

 Nella quasi completa indifferenza dell'Europa, ai margini delle notizie considerate importanti perfino sulla stampa balcanica, la tragedia consumatasi la mattina del 22 agosto sul fiume Drina dovrebbe invece essere motivo di riflessione. Una barca carica di migranti si è rovesciata nelle acque del fiume che fa da confine naturale tra Serbia e Bosnia Erzegovina, provocando l'annegamento di almeno 10 persone (tanti sono i corpi finora recuperati, tra i quali un bambino di nove mesi). Delle 18 persone che sono riuscite ad arrivare vive a terra, 16  provengono dalla Siria e due dall'Egitto. 

Conosco molto bene la zona in cui si è consumata questa tragedia, vicino alla cittadina di Zvornik, mi trovavo lì con la mia famiglia anche pochi giorni prima del 22 agosto. E' una zona stupenda dal punto di vista naturalistico e paesaggistico, dove la Drina scorre in tutto il suo splendore tra alte montagne e fitti boschi verdeggianti. Dal punto di vista umano e politico, tuttavia, è un'area complicata e non sempre amichevole. Ripulita etnicamente dai nazionalisti serbi già nelle prime fasi del conflitto degli anni Novanta, oggi Zvornik fa parte della Republika Srpska (l'entità a maggioranza serba della Bosnia Erzegovina) e si considera una città serba. I bosgnacchi ci sono, in gran maggioranza profughi rientrati dopo la guerra, ma raramente le due comunità si mischiano e comunque i serbi rappresentano la stragrande maggioranza. Il confine tra Zvornik e Mali Zvornik (la prima cittadina sulla sponda serba) può essere ostile anche se hai i documenti giusti e tutto in regola, cosa di cui ho fatto anche io stesso esperienza con lunghe attese e infinite perquisizioni. La domanda allora è: cosa può spingere dei migranti a rischiare la vita in quel remoto, spesso ostile angolo dei Balcani?

C'è qualcosa di terribilmente triste nel considerare le vicende umane di persone che fuggono da Paesi come la Siria con un unico miraggio davanti agli occhi: arrivare all'Europa, quella con la E maiuscola. Per raggiungere questo miraggio, quando non scelgono la via del mare, queste persone intraprendono un viaggio infinito attraverso la penisola Balcanica, attraversando terre che appena 25-30 anni fa sono state dilaniate da conflitti molto simili a quelli che oggi li hanno spinti alla fuga. La Bosnia Erzegovina è l'ultima tappa prima dell'Unione Europea: chi sopravvive al game, il "gioco" dell'attraversamento delle frontiere croata, slovena e italiana arriva poi a Trieste e da lì cerca di raggiungere il Nord Europa oppure tenta di trovare lavoro in Italia. 

Non sapremo mai, probabilmente, quali storie quei migranti portassero davvero con sè. Dov'era nato quel bambino annegato a nove mesi nella Drina? Quali speranze coltivavano per lui i genitori, quanto terribili dovevano essere le sue prospettive di vita per esporlo ad un rischio simile? Ora la polizia bosniaca e serba proseguono nelle ricerche di eventuali altri cadaveri, ma se queste persone fossero sopravvissute quelle stesse polizie avrebbero semplicemente fatto di tutto per respingerle. O magari avrebbero chiuso un occhio, ma solo per consegnarli di fatto alla polizia croata, che si sarebbe occupata di fermare il loro viaggio con ogni mezzo. Violenze fisiche e psicologiche, torture, respingimenti illegali: questo raccontano i migranti che arrivano a Trieste, questo ho visto sui loro corpi con i miei occhi.

Il quadro generale che emerge intorno al naufragio del 22 agosto è davvero sconfortante. Racconta di guerra, violenza, indifferenza, abbandono. Racconta delle ferite di guerre lontane decenni ma in realtà ancora vicine, di altre guerre e altre ferite più recenti che attraversano le prime, dell'assurda e sconfortante illusione di potersi salvare da soli attraverso il nazionalismo e l'erezione di muri a difesa di piccole patrie. I Balcani avrebbero bisogno proprio del contrario: sarebbe utile anche e soprattutto all'oscena classe politica bosniaca e serba conoscere uno per uno i nomi e le storie di quei migranti annegati; non erano serbi, nè croati, nè bosgnacchi, non servono ai partiti bosniaci per la loro becera propaganda e le loro famiglie non sono un serbatoio di voti e clientele. Proprio per questo, assomigliano tremendamente a tantissimi serbi e bosniaci senza voce, annegati in questi ultimi trent'anni di vuoto politico e sociale. 

Non sapendo cos'altro fare, spero che la testimonianza di questo breve articolo ricordi a qualche decina di persone l'esistenza e l'ingiusta scomparsa di alcuni esseri umani. Se qualcuno potesse aiutarmi a ricostruire la storia delle vittime, magari attraverso fonti che non conosco e che ne hanno parlato, gliene sarei grato.

https://balkaninsight.com/2024/08/23/serbia-bosnia-continue-search-after-boat-sinks-killing-10-migrants/

https://stream24.ilsole24ore.com/video/italia/bosnia-si-cercano-migranti-dispersi-fiume-drina-confine-la-serbia/AFsxJ5VD


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