A BELGRADO VA IN SCENA IL PARLAMENTO PANSERBO: QUANTO RISCHIANO I BALCANI?
Dopo la storica adozione della risoluzione Onu sul genocidio di Srebrenica, i Balcani Occidentali vivono sospesi tra aperture all'Europa e ritorno agli anni '90 del Novecento, con uno scenario che va complicandosi e la cui evoluzione dipenderà molto dal contesto internazionale.
Per molti anni le minacce secessioniste del leader serbo bosniaco Milorad Dodik sono suonate come un disco rotto, violente e retoriche ma nella sostanza vuote, legate al mantenimento del potere politico in ambito locale. Negli ultimi giorni, tuttavia, si è assistito ad un notevole "salto di qualità". Prima, Dodik ha dichiarato da San Pietroburgo l'intenzione di indire un referendum sulla separazione della Republika Srpska dalla Bosnia Erzegovina: non è certo la prima volta, ma a differenza del passato, questa volta l'ha dato praticamente per certo, pur non indicando ancora una data. Naturalmente, a spaventare non sono tanto le dichiarazioni, ma la vicinanza di Vladimir Putin al leader serbo-bosniaco e alla Serbia stessa (qui l'articolo dell'Ansa sulle parole di Dodik).
Pochi giorni dopo le dichiarazioni di San Pietroburgo, a Belgrado è andato in scena un vero e proprio revival degli anni '90 con la riunione della "Assemblea Panserba" a cui hanno partecipato il presidente della Serbia Aleksandar Vucic, il leader serbo-bosniaco Milorad Dodik e il patriarca della Chiesa Ortodossa Serba, Portfirija. Vucic, pur rimanendo sempre vicino ai nazionalisti serbi di Bosnia, in passato si era sempre dichiarato contrario ad una divisione della Bosnia Erzegovina: oggi però la sua posizione appare più sfumata, soprattutto in ragione della prepotente entrata in scena della Russia nello scenario balcanico, nel ruolo di "grande protettore" della causa serba.
Purtroppo, al momento la stampa italiana non sembra interessata alla riunione belgradese di ieri. Segnaliamo sulla stampa bosniaca questo articolo da N1 con le reazioni del partito bosniaco Narod i Pravda, oggi maggioritario nella città di Sarajevo. Quello che viene in sostanza detto è ovvio: lo Stato della Bosnia Erzegovina non accetterà mai una secessione della parte serba ed è necessario un immediato e forte coinvolgimento del PIC (Peace Implementation Council) in quanto i propositi serbi violano palesemente gli accordi di Dayton.
Molto interessante l'articolo del quotidiano progressista serbo Danas (qui l'articolo) in cui si dà conto della posizione di diversi intellettuali bosniaci, tra cui l'editorialista Dragan Bursac. Secondo Bursac, l'incontro di Belgrado non è stato affatto panserbo, perchè ad esempio non vi era traccia dei serbi di Croazia: a riunirsi sarebbero stati soltanto i "servi politici" di Vucic e Dodik.
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