STELLA ROSSA-PARTIZAN: RIFLESSIONI A MARGINE DEL DERBY ETERNO

Nel giro di pochi giorni il Veciti Derby, il derby eterno, di Belgrado è andato in scena due volte e come sempre si è visto di tutto in campo e fuori. Il primo scontro, valido per il campionato serbo, ha visto prevalere la Stella Rossa per 3:2, con due rigori a favore e al termine di un recupero infinito ed incredibile di quasi 20 minuti. Il secondo scontro, valido come semifinale della coppa di Serbia, non era neppure certo che si disputasse: dopo aver denunciato i presunti torti arbitrali subiti nella gara di campionato, il Partizan sembrava intenzionato a non scendere in campo. Alla fine, però, la gara si è giocata, anche se i bianconeri hanno ritardato di circa 8 minuti l'inizio: ne hanno poi presi altri due dalla Stella Rossa, che ha così guadagnato la finale. Non va neppure segnalato il solito contorno di razzi, petardi, fumogeni, danneggiamenti vari: la norma, per chiunque abbia mai assistito a questa partita dal 1945 ad oggi. Quella tra i Deljie (i "valorosi", ultras della Stella Rossa, che però i rivali chiamano "zingari") e i Grobari (i "becchini", tifosi del Partizan chiamati così per via dei colori bianconeri) è una specie di guerra, uno scontro perenne che cela risvolti parecchio cupi e disturbanti.

Non è soltanto il tasso di violenza sempre molto alto a trasformare il grande spettacolo del derby in qualcosa di pericoloso e paradossale. Certo, questo è un aspetto: arresti, feriti, incendi, risse funestano questa partita da sempre (nel 1999, proprio l'anno dei bombardamenti su Belgrado, un ragazzo di 17 anni perse la vita, colpito da un razzo bengala all'interno dello stadio). Ma c'è di più.

Entrambe le squadre di Belgrado nascono nel 1945 e possiamo dire che rappresentano in tutto e per tutto, nel bene e nel male, la Jugoslavia di Tito. La Stella Rossa nasce in ambiente universitario, il Partizan è invece fondato da militari che hanno combattuto contro l'occupazione nazi-fascista: pur con diverse sfumature, entrambi i club rimandano nella loro simbologia al socialismo e all'antifascismo (e come poteva essere diversamente nella capitale del sogno jugoslavo?). Tutta la complessità di quel mondo, di quel crogiuolo che fu la Jugoslavia, sembra prendere forma sui campi da calcio, dove a ben guardare il fuoco del nazionalismo non ha mai smesso di agitarsi sotto il sottile strato di cenere socialista. Fino ai primi anni Novanta, Deljie e Grobari erano accomunati da battaglie campali contro le squadre croate protagoniste del campionato jugoslavo, Dinamo Zagabria e Hajduk Spalato. Poi, la guerra, un processo di delirante e violenta dissoluzione del Paese al centro del quale si trova proprio Belgrado. Il 22 marzo del 1992 si gioca il primo "derby eterno" dopo l'autunno di Vukovar: Zeljko Raznatovic, detto Arkan, ha contribuito con le sue Tigri alla distruzione della città croata, alla pulizia etnica, al mostruoso bagno di sangue. Vukovar era una città ricca, elegante, stupenda anche dal punto di vista naturalistico col suo porto sul fiume: un belgradese non avrebbe potuto altro che adorarla...invece quel giorno allo stadio, quando Arkan (che era anche il capo indiscusso degli ultras della Stella Rossa) si presenta coi suoi paramilitari vie applaudito da tutti, Deljie e Grobari. Quanto caos, quanto vuoto, quanta inutile violenza concentrata in quello stadio...tanta da non essersi ancora estinta neppure oggi, nella Belgrado paranoica ed inquieta del 2024.


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