KOSOVO: I SERBI ABBANDONANO LE ISTITUZIONI LOCALI

I leader di LISTA SERBA, la principale forza politica serba nel nord del Kosovo, hanno invitato tutti i rappresentanti serbi ad uscire dalla polizia, dalle istituzioni politiche e da quelle giudiziarie del Paese. All'invito, formulato sabato 5 novembre dal leader della formazione politica (e ministro del governo kosovaro) Goran Rakic, sono immediatamente seguiti i fatti, in una prova di forza inedita, appoggiata dal presidente serbo Aleksandar Vucic e dal neo-insediato terzo governo Brnabic.

La decisione di LISTA SERBA sarebbe motivata sia dall'ennesimo capitolo della "guerra delle targhe" (non ne posso più di parlarne, ma è tutto ben riassunto in questo ottimo articolo da East Journal), sia dalla protesta contro la sempre rinviata e mai attuata costituzione della "Associazione dei comuni a maggioranza serba del nord Kosovo", prevista fin dagli accordi di Bruxelles del 2013. 

Nella vicenda serbo-kosovara, infinita come infinite sono un sacco di questioni nei Balcani occidentali, si assiste come sempre a provocazioni, esagerazioni, inviti alla calma. I soliti mezzi militari serbi arrivano al confine kosovaro, come al solito le autorità di Pristina invitano alla calma, però soffiando sul fuoco (il premier Kurti diffonde un messaggio in serbo e albanese, sostenendo che i serbi del Kosovo non sono nemici, precisando però che sono manipolati e diretti da Belgrado...), poi misteriose mail a firma UCK UCK raggiungono Vucic e Dodik (il presidente serbo e quello della Republika Srpska in Bosnia), i quali vengono avvertiti che il sangue scorrerà per le strade serbe (qui l'articolo di N1 sulla vicenda). 

Ah, naturalmente la NATO, con la sua missione in Kosovo, fa sapere di vigilare e mantenere contatti con entrambe le parti. Niente di nuovo sul fronte kosovaro, viene proprio da dire.

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