MOSTAR: DEVASTATO IL CIMITERO DEI PARTIGIANI

 La notizia è del 15 giugno, ma ho impiegato tempo anche soltanto ad elaborarla, figuriamoci per scriverne. Il Partizansko groblje, il cimitero dei partigiani di Mostar, è stato completamente e pesantemente danneggiato, con una sistematica distruzione delle oltre 600 lapidi. Non è certo la prima volta che la violenza fascista si sfoga su questo cimitero monumentale, ma nemmeno durante la guerra degli anni Novanta si era verificato un attacco così grave e distruttivo. 

Il Partizansko groblje venne costruito nel 1965 dal filosofo ed architetto serbo Bogdan Bogdanovic, sindaco di Belgrado dal 1982 al 1986 e in seguito critico radicale di Milosevic e della sua cricca nazionalista. Esso faceva parte di una serie di monumenti memoriali sparsi in luoghi simbolo della seconda guerra mondiale in tutta la ex Jugoslavia, il cui scopo dichiarato era quello di favorire la riconciliazione. Bogdanovic infatti non celebrava mai nei suoi monumenti battaglie o atti di guerra, ma voleva invece trasmettere un senso di tranquillità e pacificazione, in un territorio martoriato come pochi altri nei terribili anni 1941-45. L'antifascismo, per Bogdanovic, era il collante ideologico che avrebbe messo al sicuro le nuove generazioni dall'odio e dalla distruzione patiti dalla sua.

Come tutti sappiamo, purtroppo, le cose non andarono affatto come Bogdanovic aveva immaginato e sperato. Il cimitero memoriale di Mostar, come gli altri monumenti dell'architetto serbo, era stato concepito per esser fruito e vissuto dalla popolazione, per diventare un luogo di incontro e dialogo: le pietre stesse dovevano parlare e doveva essere continuo il confronto tra gli abitanti di Mostar e chi, lì sepolto, aveva dato la vita per la loro libertà. Ricorda Nicole Corritore, in questo articolo per OBCT, che Bogdanovic ricevette a Vienna (dove abitò dal 1993 alla morte, nel 2010) la visita di una signora erzegovese, la quale gli raccontò di esser stata concepita dai suoi genitori proprio all'interno del Partizansko groblje: Bogdanovic disse di considerare quella confidenza il premio più importante di tutta la sua vita.

L'antifascismo, come collante tra popolazioni ed etnie differenti, è uno dei bersagli principali di tutti i nazionalismi nei Balcani. Nella Mostar del dopoguerra, una delle città più radicalmente e profondamente divise della Bosnia Erzegovina, non sembra esserci più spazio per il dialogo e la riconciliazione. Il Partizansko groblje si trova nella parte ovest della città, feudo dell'HDZ croato, ed è stato fatto oggetto di abbandono, degrado e violenza fin dai primi anni Novanta, tuttavia mai si era arrivato a un simile scenario di distruzione. Questo episodio non potrà non pesare sui rapporti tra HDZ croato (un partito, non scordiamolo, che si richiama manifestamente al regime degli Ustasa, collaborazionisti del nazi fascismo e responsabili di spaventosi massacri ai danni di serbi, bosgnacchi ed ebrei durante il secondo conflitto mondiale) ed SDA bosgnacco, partito "padrone" di Mostar est; ma i riflessi si faranno sentire anche a livello nazionale, nell'estate della paranoia pre-elettorale.

Il sindaco di Mostar, Mario Kordic, promette uno sforzo per individuare i responsabili della devastazione e un impegno a ricostruire il memoriale. Parole...

Qui l'articolo di Klix.ba, con le foto terribili della devastazione.




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