Durante la mattina di sabato 29 giugno, la sede dell'ambasciata israeliana a Belgrado è stata oggetto di un attacco terroristico. Un uomo armato di balestra ha assalito una guardia di sicurezza dell'edificio (in quel momento vuoto) ferendola in modo grave. L'assalitore è noto alle forze dell'ordine come estremista wahabita e proviene dalla regione serba del Sangiaccato, una zona particolarmente attenzionata per quel che riguarda il terrorismo di matrice islamica. Milos Zujovic (questo il nome del terrorista), 25 anni, viveva a Novi Pazar (capoluogo del Sangiaccato serbo, città nettamente divisa tra le comunità serba e bosniaco-musulmana) ed era conosciuto col nome religioso di Salahudin. Il giovane è morto a causa delle ferite procurategli dalla stessa guardia di sicurezza che aveva attaccato e gravemente ferito. Secondo il quotidiano serbo Danas, è in corso una serie di controlli e perquisizioni nelle zone di Raska e Novi Pazar e il presidente Vucic avverte che non s...
A trent’anni dal genocidio di Srebrenica, il memoriale dove sono sepolti oltre ottomila musulmani bosniaci, che sorge a circa due chilometri dalla città nella località di Potočari, è stato chiuso per motivi di sicurezza. E’ la prima volta in assoluto che accade una cosa del genere e le motivazioni risiedono nel fatto che non è possibile garantire la sicurezza del personale impiegato nella struttura. L’area in cui sorge il memoriale si trova in Republika Srpska, l’entità a maggioranza serba della Bosnia Erzegovina, il cui presidente Milorad Dodik è stato recentemente condannato in primo grado per disobbedienza e disconoscimento dell’autorità dell’Alto rappresentante. A causa delle proteste e minacce dei nazionalisti serbi, nonché del rifiuto di Dodik di accettare la sentenza, in Bosnia si è creata una situazione di tensione che ha avuto riflessi anche sul piano internazionale, con russi e serbi di Belgrado schierati con Dodik e americani allineati invece alle autorità di Sarajevo. ...
Nella quasi completa indifferenza dell'Europa, ai margini delle notizie considerate importanti perfino sulla stampa balcanica, la tragedia consumatasi la mattina del 22 agosto sul fiume Drina dovrebbe invece essere motivo di riflessione. Una barca carica di migranti si è rovesciata nelle acque del fiume che fa da confine naturale tra Serbia e Bosnia Erzegovina, provocando l'annegamento di almeno 10 persone (tanti sono i corpi finora recuperati, tra i quali un bambino di nove mesi). Delle 18 persone che sono riuscite ad arrivare vive a terra, 16 provengono dalla Siria e due dall'Egitto. Conosco molto bene la zona in cui si è consumata questa tragedia, vicino alla cittadina di Zvornik, mi trovavo lì con la mia famiglia anche pochi giorni prima del 22 agosto. E' una zona stupenda dal punto di vista naturalistico e paesaggistico, dove la Drina scorre in tutto il suo splendore tra alte montagne e fitti boschi verdeggianti. Dal punto di vista umano e politico, tuttavia, è ...
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