LA PRIMA VERGOGNA DELL'ANNO: IL "CASO PRIBOJ"


Il 2022 era iniziato forse da qualche minuto, quando in Serbia si consumava il primo grave episodio di un anno che (speriamo di sbagliare) si annuncia tutt'altro che tranquillo per i Balcani Occidentali. Ne parlano da tre giorni tutti i principali quotidiani serbi, croati e bosniaci, l'articolo e il video che riportiamo qui si trovano sul portale del croato Jutarnji List.

Siamo a Priboj, Serbia meridionale, e un gruppo di appartenenti alle locali forze di polizia festeggia l'anno nuovo: si mangia, si beve, si canta. Fin qui nulla di particolare, non fosse che i poliziotti si abbandonano a canti nazionalisti e sciovinisti, offendendo tra l'altro la memoria del genocidio di Srebrenica. Non ci sentiamo qui di tradurre il testo della canzone in questione, riportato comunque da Jutarnji List insieme al video dei festeggiamenti.

Non appena il video, postato su Facebook da uno dei partecipanti alla festa, è diventato di dominio pubblico, il presidente serbo Vucic si è trovato in una posizione di grande imbarazzo. Immediatamente, Vucic ha dichiarato che i cittadini bosniaci devono sentirsi assolutamente sicuri nel recarsi in Serbia, poi è dovuto tornare più volte sulla questione. In quello che è, al momento, il suo ultimo intervento sulla questione (riportato da N1 BIH), Vucic si rivolge in particolare ai cittadini bosgnacchi della Serbia, dicendo che "questa (la Serbia) è anche la loro terra e devono starci a proprio agio". Già il fatto che il presidente serbo debba specificare una cosa del genere, non sembra un buon segno, comunque Vucic si spinge anche oltre, dichiarandosi convinto che i responsabili di questo episodio saranno colpiti da adeguate misure disciplinari.

Vedremo cosa altro ci riserverà questo inizio di 2022 sul versante serbo, dove le questioni più complicate sono sempre le stesse dagli anni Novanta ad oggi: il Kosovo, l'appoggio o meno alle spinte secessioniste della Repubblica Serba di Bosnia, il bavaglio alla stampa libera, lo scollamento della società civile dalla politica.

 La Bosnia Erzegovina, inquieta, assiste al triste spettacolo di capodanno ed attende.

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