LA BOSNIA DI JASMILA E QUELLA DI MILORAD


 In questo lunedì di metà dicembre, la Bosnia Erzegovina si sveglia incredula e spaesata. Il weekend ha portato il trionfo del capolavoro di Jasmila Zbanic, "Quo vadis Aida?" agli EFA, gli Oscar del cinema europeo. Improvvisamente, l'Europa ed il mondo si sono accorti delle enormi potenzialità umane della Bosnia: persone come Jasmila Zbanic possono davvero portare questo Paese a fare i conti con la propria storia recente, nell'ottica di quella giusta riconciliazione che manca da trent'anni. Immediatamente dopo l'annuncio della vittoria agli EFA, il think-tank serbo Regional Accademy for Democratic Development ha invitato la Televisione Nazionale Serba a rendere presto visibile la pellicola della regista bosniaca (qui l'articolo in inglese da N1). Si tratterebbe di un passo estremamente importante, vista la difficoltà della Serbia nel riconoscere il genocidio di Srebrenica e in generale i più gravi crimini di guerra negli anni Novanta.

Ancor più della Serbia, tuttavia, è la RS (Repubblica Serba di Bosnia, entità a maggioranza serba del Paese) a proporre una lettura completamente diversa del passato recente bosniaco, tanto da aver avviato una pericolosa crisi istituzionale proprio in seguito all'approvazione da parte dell'Alto Rappresentante Valentin Inzko (appena prima di terminare il mandato) di una legge che proibisce la negazione del genocidio di Srebrenica. Il leader serbo-bosniaco Milorad Dodik, membro della presidenza tripartita della Bosnia Erzegovina, sta di fatto paralizzando da mesi tutta l'attività istituzionale bosniaca ed ora il Parlamento della Republika Srpska ha votato una serie di misure che sembrano voler anticipare la secessione dallo Stato centrale (un breve punto della situazione in questo video di Euronews).

Sono due Paesi diversi ed inconciliabili, quello di Jasamila e quello di Milorad: la speranza è che la società civile bosniaca possa mostrarsi all'altezza delle scelte che, nei prossimi mesi, dovrà per forza compiere.

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