IL LESSICO DELLA GUERRA E I DELIRI DI ORBAN

 


Riguardo alla situazione politica nel Paese, la stampa bosniaca questa settimana registra alcune piccole, apparentemente poco significative novità. In realtà, si tratta di dettagli fondamentali. Ricompaiono parole come "rat" (guerra), "sila" (violenza), "sukob" (scontro), con una frequenza che non si vedeva da tempo. 

Ecco allora il membro croato della presidenza tripartita, Zeliko Komsic, dichiarare ad Oslobodjenje che se Dodik proseguirà nella sua opera di lacerazione dell'unità nazionale, lo scontro (sukob) sarà inevitabile. Da ricordare, per chi non conosce la politica bosniaca, che Zeliko Komsic è stato fin dalla sua elezione criticato anche e soprattutto dai nazionalisti croati, secondo i quali a votarlo sarebbero stati anche e soprattutto bosgnacchi. 

Le dichiarazioni, le allusioni, le minacce si sprecano: Dodik e Dragan Covic (leader dell'HDZ BIH, il partito nazionalista croato in Bosnia) si dicono come sempre d'accordo sul fatto che dovrebbe esistere una terza entità (croata) in Bosnia; il membro bosgnacco della presidenza tripartita, Dzaferovic, plaude alla minaccia di sanzioni da parte della comunità internazionale, qualora Dodik non fermasse il processo di disgregazione....le solite cose, insomma. Con toni sempre un po' più alti, tuttavia, e con pericolosi elementi di contorno fuori dai confini bosniaci, come le deliranti dichiarazioni del premier ungherese Viktor Orban.

A tal proposito, consiglio di leggere questo articolo in inglese da N1 e soprattutto di ascoltare interamente l'intervista al giornalista ungherese Paul Lendvai (video disponibile allo stesso link dell'articolo). Il modo in cui Orban attacca uno Stato debole e bisognoso di aiuto ed integrazione, come la Bosnia Erzegovina, dichiarandola difficile da accogliere nella UE a causa dei due milioni di musulmani che la abitano, rispecchia in pieno la pochezza e l'egoismo di questi tempi bui per l'Europa.

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